fiorentina primavera Betti

Avevamo bisogno di vincere qualcosa per far crescere l’autostima e la fiducia. E, sinceramente, anche per non farmi entrare la sindrome da secondo posto, perché mi ero un po’ stancato“. Il pensiero che meglio esplicita il significato della vittoria della Fiorentina in Primavera Tim Cup è quello del suo condottiero, Emiliano Bigica, che al terzo tentativo ha fatto centro.

Dopo aver perso Viareggio e scudetto contro l’Inter nella scorsa stagione, il tecnico pugliese ha portato il trofeo a Firenze per la quarta volta nella storia, la prima dal 2011. Un digiuno di vittorie giovanili interrotto in grande stile, con una doppia finale dominata contro il Torino, imponendosi sia al “Franchi” che al mitico “Filadelfia”.

Fortunata negli episodi, dicono tanti per sminuire questo successo, addirittura adombrando sospetti di bassa lega. La realtà è che la Fiorentina si è dimostrata più forte sotto tutti i punti di vista non solo nel confronto con i granata, ma durante tutto il percorso, eliminando Spal ma soprattutto Juventus e Inter.

È la Coppa Italia di Vlahovic, capocannoniere del torneo con 6 gol, un segno tangibile e un’esultanza che ha scatenato reazioni furiose. Ma nella vittoria c’è tanto di tutti e la foto in alto rappresenta al meglio il contributo collettivo per tagliare un traguardo comune.

E, come si dice in questi casi, adesso viene il bello. La Fiorentina è in corsa con Inter, Roma e Torino per andare direttamente alle finali scudetto. Il sogno e l’obiettivo è tornare laddove un anno fa si infransero le speranze tricolori. Per scrivere, perché no, un finale diverso.


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